lunedì 13 settembre 2010

Ho imparato di recente

Se si vuole procreare per poi lasciare il criaturo a piangere, urlare e strepitare per 11-12 ore al giorno, allora meglio usare preservativi più spesso. Così si risparmiano anche 9 mesi di stress e spese extra, tra le visite periodiche dal ginecologo, la cameretta, le pappine, i vestitini, la culla, le medicine. E ciò detto da uno cui piacciono i pargoli: così tanto che appena lo sente piangere corre a vedere cosa c'è che non va e cerca di calmarlo, invece di fargli sfinire i polmoni suoi, e i timpani miei e del vicinato.

Perché parlare così tanto di diritto alla privacy, quando ci sono persone che ci campano sull'assenza di privacy nelle loro vite, a cominciare da vippazzi e starlette assortite per finire ai "giornalisti" che scrivono su riviste appositamente patinate che, se maschio, ti senti in colpa solo a guardarle (manco avessi sbirciato il tradizionale e rigorosamente vintage "settore per adulti" opportunamente nascosto in ogni edicola che si rispetti). O, per fare un esempio più vicino, la maggior parte delle persone nel raggio di circa 50m da camera mia che parla come se stesse facendo un comizio inerente il proprio weekend, la lista della spesa, gli impegni pomeridiani.

Dimenticavo: il ministro Brunetta per me è il più riuscito personaggio di Paolo Rossi. Pensateci: hanno le stesse gestualità, lo stesso modo di esprimersi (a cominciare dall'intonazione), e soprattutto non sono mai nello stesso luogo contemporaneamente!

giovedì 9 settembre 2010

Capita di nuovo

Capita di nuovo che questo sia uno di "quei" periodi della vita. Uno di quei periodi in cui ti senti avvolto in una sorta di limbo: avvolgente, comodo, apparentemente sicuro nella sua vacuità. Magari fuori c'è una tempesta più o meno metaforica, ma a te la cosa non tange, non preoccupa. Il limbo ti rende come apatico: leggi, ti informi di ciò che succede al di fuori del nido dove reciti la tua vita, quella piccola parte quotidiana che hai; ma, in fondo, sai che la cosa al di là delle sensazioni provate durante e dopo la lettura, non ti interessa troppo. Il limbo a poco a poco assorbe ciò che provi in relazione agli stimoli dall'esterno. E' il prezzo da pagare per l'illusoria ma al momento tangibile sicurezza che ricevi.
Capita di nuovo che il tempo in uno di questi periodi si dilati: i secondi diventano minuti, i minuti ore, e così via. Il tuo orologio mentale avverte che magari è oramai il tramonto, e inizia a preordinarsi ciò che quell'ora richiede di fare: preparare la cena, prepararsi per uscire, decidere come passare la serata. Poi invece guardi l'orologio e scopri che a stento è passata l'ora del tè. Hai un attimo di smarrimento, poi ti chiedi la cosa fondamentale: come è possibile che quello che stavi facendo ti abbia mentalmente portato così avanti nel "tuo" tempo percepito? Di solito si dice che più uno fa una cosa che gli piace, più il tempo passa velocemente. Ma non ti sembra di essere particolarmente divertito, stavi solo "riempiendo" quel lasso di tempo con "qualcosa".
Capita di nuovo che tu ti metta a sognare. Sogni di dover fare qualcosa, qualcosa di normale. Vedi facce che assomigliano a quelle di tutti i giorni, e che un istante dopo diventano più o meno familiari. Ti trovi in posti a te familiari, mischiati o camuffati da altre cose. Nei sogni nessuna altra entità si stupisce mai del nostro stupore nel realizzare queste cose. Puoi essere in un ufficio comunale che in realtà è la vecchia casa dove abitava tua nonna, ed essere naturalmente sorpreso di ciò: ma le persone che sono con te nel sogno non ti chiederanno mai "Perché quella faccia?". Perché, probabilmente, anche loro sono così: immagini sovrapposte in un mondo sovrapposto. Come probabilmente sei tu stesso nei tuoi sogni.